Se saltano le Banche salta l’Italia (ed indovinate chi dovrà pagare)

Se saltano le Banche salta l’Italia (ed indovinate chi dovrà pagare)

La retorica populista continua a battere la grancassa, si sente ripetere in continuazione che: si trovano i soldi per salvare le Banche mentre non si fa nulla o quasi per quei milioni di italiani che vivono in condizioni di povertà.

Certo non fanno onore al nostro Paese gli ultimi dati Istat che confermano una situazione quasi da allarme sociale, ma se lasciassimo fallire le Banche questi milioni di italiani poveri diventerebbero ricchi?

Ovviamente no! E non solo la fascia più disagiata della popolazione non ne avrebbe un beneficio, ma le persone in difficoltà aumenterebbero esponenzialmente.

Cosa accadrebbe infatti al sistema bancario se solo una minima parte del risparmio che attualmente gli italiani continuano a mantenere in deposito sui propri conti venisse prelevato?

Probabilmente per l’Italia sarebbe la fine. Quindi occorre evitare in qualsiasi modo una simile eventualità.

Detto questo, però …

E’ chiaro che non possono essere presi per i fondelli i cittadini italiani facendogli credere che i salvataggi bancari avvengono senza gravare sull’intera popolazione.

Forse infatti per gli italiani lo “Stato” è un’entità astratta distinta dalla popolazione, sarà bene tuttavia che si arrendano all’evidenza: Lo Stato siamo noi!!!

Quindi un salvataggio “pubblico” è un’operazione che grava sulle tasche di tutti noi.

Visto che l’Europa ora ci vieta i salvataggi pubblici e impone che, anche per le Banche, così come per tutte le altre aziende, siano i creditori a rimetterci i soldi, quindi gli azionisti in primis, gli obbligazionisti in seconda battuta e nel caso che ciò non fosse sufficiente anche i correntisti, nel caso dei quattro Istituti sull’orlo della bancarotta: Banca Marche, CariChieti, CariFerrara e Banca Popolare dell’Etruria, avremmo dovuto agire in questo modo.

Il fatto è che, per quanto ho sopra esposto, questo modo di operare avrebbe sconvolto una delle pochissime certezze che hanno ancora gli italiani (i soldi in Banca sono al sicuro!), e le conseguenze avrebbero potuto essere terrificanti per la tenuta del nostro sistema economico, quindi … ci siamo inventati una maniera italiana per uscire dall’impasse.

Non ci può mettere i soldi lo Stato? Non è opportuno che ce li mettano i correntisti? Bene! Diciamo che ce li mettono le “altre Banche”.

Sarà quindi il sistema bancario che istituirà un fondo da utilizzare per il salvataggio dei quattro Istituti e, vista “l’urgenza”, anticiperanno i soldi i tre maggiori Istituti italiani, cioè Unicredit, Intesa Sanpaolo ed Ubi Banca.

Quindi?

Quindi si gioca anche qui sull’equivoco, perché per gli italiani non solo “lo Stato” ma anche “le Banche”, nell’immaginario collettivo, vengono viste come un’entità astratta distinta dal popolo.

Carissimi italiani, NON E’ COSI’!!!

Dato che le Banche non stampano soldi (lo fa soltanto la Banca Centrale Europea) dove credete che vadano a prendere i 3,6 miliardi di euro che servono per il salvataggio dei quattro Istituti già citati?

DALLE NOSTRE TASCHE!!!

E SE NO DOVE???

In che modo? Ma aumentando le commissioni, le spese, i vari balzelli e chi più ne ha più ne metta che ci ritroviamo in ogni estratto conto.

Quindi carissimi lettori, rassegniamoci, i “buchi” di Banca Marche, CariChieti, CariFerrara e Banca Popolare dell’Etruria … li pagheremo noi!

Ma d’altronde cosa speravamo? Che ci pensasse la Divina provvidenza?

Per concludere, una sola cosa potremmo pretendere, quella di non essere presi per i fondelli, nascondendoci la verità e facendoci credere che a pagare siano “altri”.

Giancarlo Marcotti per Finanza In Chiaro