Sicilia: li chiamiamo Forestali, ma è … il reddito di cittadinanza
L’infinita serie di roghi che sta letteralmente mandando in fumo l’intera Sicilia ha riproposto, come ogni anno, un “tormentone estivo”, quello dello spropositato numero di “Forestali” assunti per tutelare il patrimonio boschivo dell’isola.
Probabilmente nessuno sa quanti siano di preciso i “Forestali” siciliani, ma sono un vero esercito, diciamo che vanno da un minimo di 21.000 ad un massimo di 30.000 persone. Un numero davvero impressionante.
Si pensi, solo per fare un raffronto, che in tutto il Canada, immenso Stato notoriamente ricoperto di boschi e foreste, le guardie forestali sono soltanto 4.200.
In pratica quindi in Canada 4.200 persone tutelano 400.000 km quadrati di foreste, mentre in Sicilia 25.000 persone (facciamo una media plausibile) tutelano 3.400 km quadrati di foreste. In altre parole in Canada abbiamo 1 Guardia Forestale (da loro si chiamano Ranger) ogni 95 km quadrati, mentre in Sicilia abbiamo 1 Guardia Forestale ogni 0,136 km quadrati. Insomma non mi dilungo in altri raffronti, avete capito perfettamente.
Abbiamo usato argomentazioni populiste, qualunquiste e demagogiche? Non proprio, però obiettivamente il problema va analizzato in maniera più dettagliata per capire cosa ci sia dietro a ciò che appare uno scandalo inaudito.
Ed allora cerchiamo innanzitutto i dati veri.
I sindacati di questi lavoratori innanzitutto direbbero che quei dati non sono veri perché, si affretterebbero a puntualizzare che: le “guardie forestali”, ovvero personale con qualifica di pubblica sicurezza e polizia giudiziaria, in tutta la Sicilia sono solo 800.
Ed è vero. Quindi il personale che appartiene al Corpo Forestale dello Stato che, ricordiamolo, con la contestatissima riforma Madia è stato recentemente inglobato nel Corpo dei Carabinieri, in Sicilia conta 800 persone.
Precisiamo comunque che le Guardie Forestali siciliane (800 persone) sono in ogni modo il doppio delle Guardie Forestali piemontesi (400 persone) nonostante l’estensione forestale in Sicilia (3.400 km quadrati) sia circa un terzo di quella piemontese (9.400 km quadrati).
Ma fatta questa precisazione, ovviamente, il problema non sta qua, ciò che si deve capire è come si passa da 800 a circa 25.000 “forestali”.
Quell’esercito di persone sono assunte, molti con contratto part-time, dall’Azienda Foreste e dall’Ispettorato Territorio e Ambiente, ossia sono dipendenti della Regione Sicilia.
Questi lavoratori sono suddivisi in quattro fasce di garanzie occupazionali in base al numero dei giorni lavorati durante l’anno, abbiamo così gli OTI (operai a tempo indeterminato), e poi i 151, quindi personale che opera per 151 giorni l’anno (circa sei mesi l’anno), i 101 (circa quattro mesi l’anno) ed i 78 (circa tre mesi l’anno).
Mi chiederete certamente, e per i mesi in cui queste persone non lavorano?
Ci pensa l’INPS!
Questa situazione è il frutto di un accordo stipulato negli anni ’80 fra Dc, PCI, PSI e Sindacati.
Naturalmente tutto questo personale viene impiegato soprattutto in estate, quando il rischio di incendi è maggiore, nonostante ciò, tuttavia, l’intera Sicilia, anno dopo anno, continua a bruciare. Quali possono essere le cause?
Il numero crescente di incendi boschivi registrato in questi ultimi anni è stato anche messo in relazione ad alcuni fatti che hanno interessato proprio i “forestali regionali”.
E’ noto infatti che il presidente della Regione, Rosario Crocetta, ha “espulso” 233 “forestali” a causa dei loro precedenti penali, ma molti ritengono che l’aumento dei fatti delittuosi debba essere associato ad un’altra causa.
I dati, paradossalmente, ce li fornisce il MAB Sicilia (Movimento Antincendio Boschivo) il quale denuncia la continua riduzione del numero degli operatori in Sicilia.
Sì, perché se per voi è uno scandalo che in Sicilia, in relazione ai km quadrati di foreste, il rapporto di guardie forestali fra la Sicilia ed il Canada sia di 700 a 1 (ossia per ogni Ranger in Canada ci sono 700 “forestali” in Sicilia), dovete pensare che il numero di “forestali” siciliani è in netta diminuzione!
Se oggi ne abbiamo 25.000, infatti, il MAB ci informa che nel 2005 erano 30.000 e nel 1995 ben 40.000!!!
Ed arriviamo quindi al nocciolo della questione.
Il MAB, così come i sindacati di categoria, non sono certo per una riduzione dei “forestali” siciliani, anzi, sono per una loro “regolarizzazione”, ossia per una completa assunzione a tempo pieno di tutti i lavoratori part-time.
Viene anche invocata la famosa “dignità del lavoro”, che però mi pare venga confusa con la “dignità dello stipendio”, perché delle due l’una: o le 400 Guardie Forestali del Piemonte sono i più grandi lavoratori dell’intero pianeta riuscendo a svolgere la loro attività su un’estensione boschiva pari al triplo di quella siciliana, oppure, molto più probabilmente, i 25.000 “forestali” siciliani sono degli “assistiti”.
Ed allora nulla di scandaloso o di immorale, se oggi stesso non rinnovassimo quei contratti di lavoro 25.000 famiglie si ritroverebbero in seria difficoltà e probabilmente sarebbero costrette ad emigrare perché altri posti di lavoro in Sicilia non ce ne sono.
Però dobbiamo chiamare le cose col loro nome e non aver paura nel pronunciare quel termine: “assistiti”. Non solo stiamo parlando di qualcosa di legale, ma di doveroso! Si tratta di welfare.
Sapete tutti, infine, che a breve ci saranno le elezioni in Sicilia ed il Movimento 5 Stelle è impegnato in una grande campagna elettorale per arrivare al Governo dell’isola. Sappiamo tutti poi, che il cavallo di battaglia del Movimento fondato da Beppe Grillo è il “reddito di cittadinanza”.
Ebbene Beppe, ancora una volta non hai scoperto nulla, il “reddito di cittadinanza”, in Sicilia, l’hanno inventato quarant’anni fa.
Giancarlo Marcotti per Finanza In Chiaro