Tasi: forse ne avremo 75.000 diverse
Impensabile, incredibile, inconcepibile. Berlusconi dovrà cambiare il tema sul quale ha fondato la sua campagna elettorale e cioè che il Governo Renzi è stato capace solo di tassare gli italiani, nella realtà non è capace di fare neppure quello.
La riprova nell’ultima buffonata del Governo: la stangata della Tasi. Naturalmente collocata a giugno, dopo le Europee, perché se fosse stata fissata ad aprile o maggio gli italiani se ne sarebbero ricordati all’interno della cabina elettorale.
La data del pagamento è fissata per il 16 giugno ed i Comuni avevano inizialmente tempo fino al 30 aprile per fissare la rata, deliberare aliquote e detrazioni. Fin qui tutto ok, poi, e qui entra in ballo anche il Salva-Roma, i Comuni hanno avuto una proroga fino al 31 luglio?!?!?
A questo punto occorre tirare in ballo Kafka, perché qualcuno deve spiegarmi come posso io pagare il 16 giugno una imposta se chi deve deciderne l’ammontare ha tempo per farlo fino al 31 luglio.
Ma dato che da noi anche l’assurdo diventa regola entra in gioco una legge (la famosa legge di Stabilità) che chiarisce come, in mancanza di una delibera comunale, il pagamento della prima rata debba essere pari al 50% dell’aliquota base (in questo caso l’uno per mille).
Il tutto rimane comunque assurdo per due ordini di motivi:
- un cittadino contribuente di un Comune che non ha ancora deliberato (al momento soltanto 900 degli 8.000 comuni italiani lo hanno già fatto) non potrebbe pagare l’imposta in anticipo rispetto alla scadenza del 16 giugno perché correrebbe il rischio che una delibera successiva al suo versamento faccia variare l’importo dovuto.
- e comunque i Comuni dovranno obbligatoriamente pronunciarsi perlomeno sulla suddivisione fra i proprietari e gli inquilini (che dovranno farsi carico da un minimo del 10 ad un massimo del 30% della Tasi) pena l’impossibilità per i contribuenti di effettuare il versamento dell’imposta.
Le casistiche poi, sono talmente numerose che secondo le stime del servizio politiche territoriali della Uil potremmo arrivare ad avere 75.000 Tasi diverse, insomma, avete capito, il caos più assoluto.
Ed allora, ditemi, come si può pensare di attrarre investimenti dall’estero se le aziende sanno di certo che verranno tartassate, ma non sono neppure in grado di calcolare le imposte che dovranno pagare?
L’Italia sta davvero facendo una fine ingloriosa.
Giancarlo Marcotti per Finanza In Chiaro