Tavecchio non è un razzista (un po’ ignorante sì)!
Agli italiani delle frasi pronunciate da Carlo Tavecchio, candidato alla Presidenza della Federcalcio, non gliene frega meno di niente, ma per quelli del Pd sembra che siano di fondamentale importanza per le sorti del nostro Paese.
Da Renzi in giù, fino ad arrivare alla Kyenge, un fiume di dichiarazioni stizzite da parte di esponenti del Partito del Premier, nessuno perde l’occasione per dire la sua, noi pensavamo, e soprattutto speravamo, che fossero impegnati in qualcosa di un po’ più importante, come ad esempio cercare di evitare di far patire la fame a milioni di italiani che sono già oltre la soglia della povertà.
Ed invece no, sono tutti impegnati nel rilasciare dichiarazioni su una frase pronunciata da tal Carlo Tavecchio, Carneade fino a pochi giorni fa quando è salito agli onori della cronaca come più probabile successore alla Federcalcio del dimissionario Giancarlo Abete.
La frase “scandalo” è la seguente: “Le questioni di accoglienza sono un conto, quelle del gioco un altro. L’Inghilterra individua dei soggetti che entrano, se hanno professionalità per farli giocare, noi invece diciamo che Opti Poba è venuto qua, che prima mangiava le banane, adesso gioca titolare nella Lazio e va bene così”.
Ora io non ritengo che una simile frase possa essere stata pronunciata da una persona razzista, semmai ignorante. Sfido chiunque infatti a capire ciò che voleva dire Tavecchio, si può solo intuire visto l’italiano maccheronico.
O meglio, la prima parte della frase ha un senso, ed è senza dubbio condivisibile “Le questioni di accoglienza sono un conto, quelle del gioco un altro.” Opinabile il fatto che “L’Inghilterra individua dei soggetti che entrano, se hanno professionalità per farli giocare”, ma perlomeno comprensibile. Poi Tavecchio s’incarta e dice “noi invece diciamo che Opti Poba è venuto qua, che prima mangiava le banane, adesso gioca titolare nella Lazio e va bene così”.
Quest’ultima frase, invece, più che essere razzista, fa ridere, supera di gran lunga il miglior Trapattoni con la perla finale “ … e va bene così”, espressione “popolana” utilizzata per chiudere il discorso da chi non ha troppa dimestichezza con la lingua italiana.
Per alcuni esponenti del Pd invece, dietro queste parole non c’è una scarsa dimestichezza con la grammatica ed il vocabolario, ma una pericolosissima vena razzista.
Renzi faceva senz’altro meglio a restarsene zitto, perlomeno gli italiani avrebbero potuto pensare che in questo momento egli fosse impegnato in cose ben più importanti, ma, si sa, il nostro Premier vuol dire la sua in qualsiasi occasione, classico comportamento infantile.
Ma le parole di Tavecchio sono servite ad altre esponenti del Pd, delle quali (fortunatamente) se ne erano perse le tracce, che invece hanno forse approfittato dell’occasione per farci sapere che esistono ancora (ahinoi!).
E’ il caso della Melandri della quale nessuno (politicamente) aveva sentito la mancanza, e che perentoria dice: “Fermatelo!”
E soprattutto la Kyenge, che non poteva lasciarsi sfuggire l’occasione per ricordare agli italiani che “esiste ancora”, l’ex Ministra (di un dicastero ad hoc, ora abolito, visto che la novità di avere nell’esecutivo una persona “nera” non fa più notizia, al pari di quanto accaduto con Miss Italia) ha avuto dal Pd, come ringraziamento per i servigi offerti allo Stato italiano, un bel posticino a Bruxelles, qualcosa di tranquillo e poco impegnativo per una ventina di migliaia di euro al mese.
Ebbene la Kyenge ha detto, riferendosi a Tavecchio, “ha il tipico atteggiamento paternalistico nei confronti di chi si pensa inferiore e da civilizzare”, insomma ha fatto capire, ancora una volta, che dire qualcosa di sensato va oltre le sue possibilità.
In Italia pare così che ogni occasione sia buona per non parlare dei veri problemi della gente, occorre inscenare polemiche sul nulla per sviare l’attenzione dell’opinione pubblica da questioni di ben altra rilevanza.
I nostri politici preferiscono perdersi in “discorsi da bar” … ah! Scusate, non volevo essere razzista ed offendere coloro che frequentano locali pubblici.
Giancarlo Marcotti per Finanza In Chiaro