Unicredit: quando le banche diventano crudeli
E’ accaduto più di un anno fa, ma i miei lettori più affezionati non lo avranno dimenticato, all’Assemblea dei Soci di Unicredit del 2012 un piccolo azionista, il Sig. Roberto Ditaranto, prende la parola, il suo intervento avrà un grande impatto mediatico.
Il sig. Ditaranto denuncia una situazione inquietante, Unicredit, infatti, avrebbe effettuato per errore una segnalazione alla Centrale dei Rischi, erano stati perciò revocati immediatamente tutti i fidi concessi alle aziende da lui dirette portandole inevitabilmente ad un dissesto finanziario e riducendo sul lastrico lui e la sua famiglia.
Chiedeva così che l’assemblea votasse una mozione per ottenere dalla banca un indennizzo concludendo l’intervento con l’agghiacciante frase che se ciò non fosse accaduto non poteva escludere che “la lista degli imprenditori recentemente suicidatisi possa allungarsi di un altro nominativo”.
Queste parole ovviamente non passavano inosservate ed in sede di replica l’AD di Unicredit Federico Ghizzoni, dichiarava: “La banca è sempre disponibile a valutare ragionevoli proposte transattive quale strumento per definire bonariamente contenziosi con la clientela. Per questo, ho chiesto ai colleghi di ricontattarla in merito”.
La risposta, apparentemente conciliatoria, mi indignava e, pur non conoscendo né il Sig. Ditaranto, né tantomeno il Sig. Ghizzoni, mi mettevo alla tastiera del mio computer e di impeto scrivevo un articolo al vetriolo nei confronti del numero uno di Unicredit che potete trovare a questo link https://www.finanzainchiaro.it/unicredit-e-ghizzoni-squallidi-e-ignobili.html
I media nazionali, che nell’immediatezza avevano ripreso la notizia dandogli larga eco, successivamente facevano calare il silenzio sull’episodio, se ne poteva così dedurre che la vicenda avesse trovato una felice conclusione, soddisfacente per entrambi i “contendenti”.
E’ andata così?
Ma neanche per idea!!!!!!
Ma figuriamoci!!!!
Siamo in Italia, e chi ha le maggiori disponibilità economiche ha a sua disposizione un’arma formidabile: la lentezza della giustizia italiana.
L’inefficienza della giustizia è di per sé un’ingiustizia, perché va a danneggiare chi è più debole economicamente, attenzione sottolineo economicamente e non moralmente, perché fortunatamente il Sig. Ditaranto ha trovato proprio nella spiritualità la forza per continuare a lottare.
La sua situazione però, ora, è al limite della sopravvivenza, ovviamente dopo anni di lotte per ottenere ciò che sembra proprio gli spetti di diritto, le forze gli stanno venendo meno e dall’altra parte Unicredit continua nella sua crudele strategia che tende ad allungare i tempi all’infinito.
Ma come, direte, e le promesse di Ghizzoni? Che fine hanno fatto?
Ghizzoni sembra proprio una persona per bene, uno che mantiene la parola data … sembra.
Nella realtà le sue parole “La banca è sempre disponibile a valutare ragionevoli proposte transattive” sono rimaste solo parole alle quali non è seguito alcun fatto concreto se escludiamo una proposta che definire ignobile è dir poco. In sostanza si lasciava il Sig. Ditaranto nella più assoluta disperazione senza alcuna prospettiva per il futuro.
Nei fatti, invece, Unicredit insiste con questo comportamento crudele, probabilmente ora poiché conviene alla Banca sfruttare la lentezza della giustizia italiana anziché riconoscere un congruo risarcimento ad una persona che si è vista distruggere la propria vita e quella dei suoi familiari oltre ad aver portato alla chiusura e messa in liquidazione di tre aziende che davano lavoro anche ad altre persone.
Perché non do attenuanti al comportamento di Unicredit?
Perché io non ne faccio una questione giuridica, ma di logica e di “giustizia”.
Ho davanti a me infatti la copia della lettera con la quale Unicredit revoca tutti i fidi in capo alle aziende gestite dal Sig. Ditaranto ed esige il pagamento immediato dell’intera esposizione, lo fa appellandosi a norme contrattuali che permettono un simile sconsiderato comportamento in presenza di due rate impagate.
Ma per farvi capire l’assurdità della cosa vi copio e incollo due stralci dalla lettera di revoca dei fidi inviata da Unicredit: Essendosi verificate le cause previste ai sensi di legge e di contratto,il finanziamento no 921001540823 presso la nostra Filiale di Parma La Spezia “B” presentante no 2 rate scadute e impagate per €. 980,64, interessi mora tori per €.0,30
Non è uno scherzo! Viene richiesto anche il pagamento di interessi di mora per 0,30 euro!!!
Ed ancora per un secondo finanziamento: e il finanziamento no 921001314822 presso la nostra Filiale di Parma La Spezia “B” presentante no 2 rate scadute e impagate per € 808,45, interessi moratori per € 0,55
Quindi stiamo parlando di cifre che, per le aziende gestite dal Sig. Ditaranto, risulterebbero oggettivamente un importo modesto.
MA L’ASSURDO ARRIVA ADESSO
Unicredit si appella al fatto che le norme contrattuali le permettono la revoca dei fidi in presenza di DUE rate di pagamento arretrate, ma perché chiede il pagamento di una sola rata (le cifre riportare, infatti, si riferiscono ad una sola rata) per ciascun finanziamento?
La motivazione c’è, ed è allucinante!
Il Sig. Ditaranto riceve questa lettera in cui si vede revocare tutti i fidi e in cui gli viene richiesto il pagamento immediato dell’intera esposizione il giorno 26 gennaio 2009 e dalla busta di spedizione si evince che Unicredit ha provveduto all’invio della stessa in data 21 gennaio,
QUANDO LUI IN DATA 16 GENNAIO, E QUINDI PRIMA DELLA SPEDIZIONE DI QUELLA SCIAGURATA RACCOMANDATA, AVEVA GIA’ PROVVEDUTO AD EFFETTUARE IL PAGAMENTO DI UNA RATA PER ENTRAMBI I FINANZIAMENTI, E NELLA STESSA GIORNATA DELLA RICEZIONE DELLA LETTERA, OSSIA IL 26 GENNAIO, PROVVEDE AL PAGAMENTO DI UNA RATA, E TRE GIORNI DOPO (IL 29 GENNAIO) DELLA RESTANTE.
Quindi, quando egli risponde ad Unicredit, in data 29 gennaio, può tranquillamente scrivere che i pagamenti, per quanto riguarda i due finanziamenti che hanno fatto scaturire la revoca dei fidi, sono assolutamente regolari, anzi, il Sig. Ditaranto fa addirittura presente che avrebbe voluto pagare in anticipo anche la rata successiva, ma le procedure informatiche della Banca non lo avevano permesso!!!
Il Sig. Ditaranto, così, con la risposta data ad Unicredit, è convinto che tutto sia stato chiarito, da quel giorno, invece, inizia per lui un vero e proprio Calvario che ad oggi non ha fine.
Ripeto e ribadisco, a me non interessa se un Tribunale della Repubblica un giorno pronuncerà una sentenza in cui dirà che Unicredit si è comportata in maniera legale o meno, a me interessa la logica, e la logica mi dice che il comportamento di Unicredit nei confronti del Sig. Ditaranto è stato scellerato.
Il Sig. Ditaranto, infatti, si è comportato in maniera ineccepibile procedendo immediatamente al pagamento di ogni sua pendenza.
Qualsiasi azienda italiana se gli venissero revocati i fidi da un momento all’altro sarebbe costretta al fallimento.
Sig. Ghizzoni, perché, anziché alle aziende del Sig. Ditaranto, non manda la revoca dei fidi ad Enel oppure a Telecom? Forse perché un minuto dopo verrebbe sollevato dal suo incarico?
Ed ora cari lettori, perché di questa vicenda, o di vicende simili in Italia non si parla?
Perché se ne occupa solo Finanza In Chiaro?
La sola promessa che posso farvi è di tenervi informati sugli sviluppi della vicenda con la speranza che possa avere un felice epilogo, di sicuro, però occorrerà lottare a lungo e per il Sig. Ditaranto non sarà facile trovare le energie per continuare nella sua battaglia di giustizia … quella VERA!
Ciò che però tutti possiamo fare è di far sentire al Sig. Ditaranto la nostra piena ed incondizionata solidarietà perché quanto accaduto a lui sarebbe potuto accadere a ciascuno di noi, e questo, in un Paese democratico, non è ammissibile!
Giancarlo Marcotti per Finanza In Chiaro