Fazio, Renzi e l’intervista … a 90° - Parte seconda
Il servilismo di Fazio nei confronti del Presidente del Consiglio, però, raggiungeva il suo culmine proprio al termine di quell’intervista che abbiamo definito, con un neologismo, … a 90°.
Dopo 30 minuti di stucchevole adulazione nei confronti del suo ospite, Fazio, per concludere, teneva in serbo un’ultima domanda, veramente imbarazzante, queste le parole precise:
“Presidente! Abbiamo solo un minuto e vorrei dedicarlo alla cultura. Il Primo Maggio c’è stata una riunione importante, lo dico per chi ci ascolta, il Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica ha stanziato due miliardi e mezzo per la ricerca e un miliardo per i beni culturali, tanto la prima domanda è: … non è che poi c’è un ripensamento … che uno poi dice li attingiamo da lì … li diminuiamo … li togliamo … e in concreto come saranno impiegati?”
Mamma mia! Qui abbiamo superato qualsiasi soglia di piaggeria e servilismo. Nemmeno nei filmati di propaganda del “ventennio” si era arrivati a tanto.
Così il conduttore (non possiamo chiamarlo “giornalista” perché Fazio ha chiesto la cancellazione dall’Albo al fine di poter fare pubblicità televisiva, attività vietata per coloro che sono iscritti all’Ordine) serve su un piatto d’argento un bel pistolotto al Presidente del Consiglio che può andare a ruota libera, magnificando l’ennesima bufala.
Ma non voglio assolutamente parlar male di Fazio e del suo programma televisivo, anzi, voglio proprio esaltare quella puntata e quella comparsata del Premier perché ha fatto chiarezza “oltre ogni ragionevole dubbio” su un aspetto fondamentale per il futuro dell’Italia.
Non sto esagerando! Mi spiego.
Vedete, non appena è stata approvata la riforma Costituzionale Renzi ha immediatamente spostato il dibattito politico sul relativo referendum confermativo.
Ed il Premier, a tal proposito, era stato, una volta tanto, chiarissimo. Queste le sue testuali parole:
“Se perdessi il referendum considererei conclusa la mia esperienza perché credo profondamente nel valore della dignità del proprio impegno nella cosa pubblica”
Dato che quelle parole in italiano hanno un significato, è indubbio che egli avesse affermato che in caso di sconfitta avrebbe lasciato la politica.
Successivamente, però …
L’espressione usata da Renzi non risultava così chiara e categorica, il Premier infatti
nell’eventualità di un esito a lui sfavorevole della consultazione referendaria, usava l’allocuzione:
“Vado a casa”
A parte rimarcare il fatto che un’espressione così grossolana e popolaresca non si confà ad un Presidente del Consiglio, l’aspetto rilevante è che “andarsene a casa” non significa “lasciare la politica”, bensì “dimettersi dalla carica”, nella fattispecie, quindi, “chiudere la legislatura”, ma per ripresentarsi come candidato alle successive elezioni.
Quindi proprio tutta un’altra cosa.
Rimaneva così un amletico dubbio: cosa fa Renzi se perde il referendum?
Si dimette da Premier, ma si ripresenta alle successive elezioni, oppure davvero oltre che a dimettersi da Premier lascia la politica e torna a fare … ehm … ehm … non so! Cosa faceva Renzi prima di fare politica?!? Insomma torna nella ditta di famiglia (se esiste ancora).
Ebbene la trasmissione di Fazio è servita perlomeno a fare chiarezza, perché il Premier ha testualmente detto:
“Se io perdo, con che faccia rimango? Non è che vado a casa … SMETTO DI FAR POLITICA!”
Ok, italiani, ora non solo si è fatta chiarezza, ma abbiamo scoperto che c’è un modo per far smettere a Renzi di fare politica: votare NO al referendum in ottobre.
Oddio! Non proprio …
Infatti Renzi aveva anche detto che non sarebbe mai andato al Governo senza prima passare dalle urne … sigh.
Giancarlo Marcotti per Finanza In Chiaro